Io posso solo contemplare in muta ammirazione, con la più profonda meraviglia e con timore, gli abissi e le vette della natura psichica, il mondo aspaziale cela una quantità smisurata di immagini, che milioni di anni di evoluzione vivente hanno accumulato e condensato organicamente. La mia coscienza è come un occhio che accoglie in sé gli spazi più lontani, ma il non-Io psichico è ciò che riempe spazialmente questo spazio. E queste immagini non sono pallide ombre, ma determinanti psichiche potentemente attive che possiamo solo fraintendere, mai però privare della loro energia, col negarla. Non saprei paragonare questa impressione se non alla visione del cielo stellato, poiché l’equivalente del mondo interno è solo il mondo esterno, e come raggiungo questo mondo per mezzo del corpo, raggiungo quello per mezzo dell’anima (Opere, IV).